DI ANGELO VELLA

domenica 17 luglio 2011

RICHIARE ... RISCHIARE ... RISCHIARE !!!

MA SIETE PROPRIO SICURI CHE STIAMO ANDANDO NELLA GIUSTA DIREZIONE ?E SE CI STESSERO FOTTENDO ? IO PENSO PROPRIO CHE CI STANNO FOTTENDO ...  PROPRIO QUELLI CHE CI VOGLIONO BENE .....CI PLAGIANO E CI DEVIANO LA MENTE PER LA LORO TRANQUILLITA' ED IL NOSTRO PSEUDOBENE SOCIALEMENTE ACCETTATO .... IO HO ANCORA VOGLIA  DI SPORCARMI LA FACCIA E LE MANI DI TERRA ..!!! IL MONDO VERO  E' QUELLO FUORI !!! ...BISOGNA ROMPERE GLI SCHEMI E ANDARE .... USCIRE DALLA ZONA DI CONFORT .... COMINCIARSI AD ASCOLTARE DAVVERO E SUL SERIO ... RIPRENDERE IL CONTATTO CON LA NATURA ....VIAGGIARE  .... SPERIMENTARE .... PERDERSI .... CANTARE .... SUDARE ....  RICHIARE ... RISCHIARE ... RISCHIARE !!!

martedì 31 maggio 2011

------IF NOT NOW ... WHEN ?-----

                       
  LA FELICITA' ESISTE .... NE HO SENTITO PARLARE ....


Non aspettare di finire l'università, 

di innamorarti, 

di trovare lavoro, 

di sposarti, 

di avere figli, 

di vederli sistemati, 
di perdere quei dieci chili, 
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, 
la primavera, 
l'estate, 
l'autunno o l'inverno…
Non c'è momento migliore di questo per essere felice…
La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito e balla… come se non ti vedesse nessuno. 
Ricordati che la pelle avvizzisce, 
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni…
Ma l'importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età. 
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela. 
Dietro ogni traguardo c'è una nuova partenza. 
Dietro ogni traguardo cioè una nuova partenza. 
Dietro ogni risultato c'è un'altra sfida. 
Finché sei vivo, sentiti vivo. 
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.


domenica 29 maggio 2011

HO FATTO UN SOGNO .... HO VISTO DELLA GENTE ....

HO SOGNATO UN POSTO .... DOVE LE AUTO SERVIVANO PER SPOSTARSI .... LE SCARPE PER PROTEGGERE I PIEDI E CAMMINARE .... I VESTITI PER COPRIRSI .... LE BORSE PER PORTARE GLI OGGETTI ... LA MUSICA PER DANZARE ... IL CIBO PER SFAMARSI ....

HO SOGNATO UN POSTO .... DOVE LA GENTE PARLA DI TUTTO E CON TUTTI .... DOVE LA GENTE SOGNA .... DOVE LA GENTE AMA .... DOVE LA GENTE VIVE .... DOVE LA GENTE CREA ..... DOVE LA GENTE BALLA SUL SERIO... DOVE LA GENTE RIDE ...

Angelo Vella

sabato 28 maggio 2011

PENSIERI DI VIAGGIO !!!

HO BISOGNO DELLA STRADA ... QUALSIASI STRADA .... HO BISOGNO CHE LA LUCE MI ATTRAVERSI E CHE IL VENTO MI AVVOLGA .... SOLO LI SONO IN PACE .... ARRIVO IN UN LUOGO DOVE MI PARE DI ESSERE GIA STATO ....HO BISOGNO DELLA STRADA .... DOVE POSSO PERDERMI .... E SENTIRMI RINASCERE .... UNA STRADA AL CONFINE ... DOVE LO SPAZIO E IL TEMPO NON ESISTANO .... DOVE LE COSE SEMBRINO QUELLE SONO ...REALI .... DOVE LA GENTE MI GUARDI E PROSEGUA VELOCE .... HO BISOGNO DELLA STRADA ...

Angelo Vella 

venerdì 20 maggio 2011

19 GIORNI E 500 NOTTI !!!

LA NOSTRA DURO' , QUEL CHE DURANO DUE PEZZI DI GHIACCIO IN UN WISKYE CON GHIACCIO !  IMPROVVISAMENTE MI TROVAI COME UN CANE DI NESSUNO AD ABBAIARE ALLA PORTA DEL CIELO , MI LASCIO' UNA MEDICAZIONE SULL'OCCHIO, IL MIELE NEL LABBRO E IL GELO FRA I CAPELLI !

AVEVANO RAGIONE LE MIE AMANTI A DIRE CHE IL MALE ERO IO , CON UNA ECCEZZIONE ! QUESTA VOLTA IO AVREI VOLUTO AMARLA E LEI NO , COSI' SE NE ANDO' , MI LASCIO' IL CUORE NELLE OSSA ! ED IO IN GINOCCHIO ! LEI DAL TAXI , FACENDO UN ECCESSO , MI LANCIA DUE BACI , UNO PER GUANCIA !

E RITORNAI ALLA MALEDIZIONE DEI CASSETTI SENZA  ROBA , ALLA PERDIZIONE DEI BAR DI COPPA , PAGANDO IL CONTO DI GENTE SENZA ANIMA CHE PERDE LA CALMA CON LA COCAINA , TANTO LA AMAVO , CHE TARDAI PER POTERLA DIMENTICARE 19 GIORNI E 500 NOTTI ....

sabato 30 aprile 2011

DIARIO DI VIAGGIO !!!

PIAZZAI LA TENDA AL CONFINE TRA IL VENTO E LA SETE , UN POSTO ABITATO DA FATE E DA POCHE ALTRE FORME DI VITA UGUALMENTE CONCRETE , VICINO ALL'INCROCIO DI UN PAIO DI STRADE STERRATE CHE SENZA MOTIVO APPARENTE SI INCONTRANO E POI, DISPERATE , RIPARTONO TRISTI, COSÌ COME SONO ARRIVATE. COMUNQUE A QUALCUNO UNA VOLTA SARANNO PIACIUTE SE POI SONO STATE ABITATE QUALCUNO CHE FERMO ALL'INCROCIO PENSÒ: "ASPETTIAMO CHE ARRIVI L'ESTATE"..... LA GENTE CHE PASSA MI GUARDA E PROSEGUE VELOCE MI OSSERVA E PROSEGUE VELOCE MAGARI SALUTA, MA SEMPRE PROSEGUE VELOCE SE ALMENO SI VEDESSE L'AUTOSTRADA MI PORTEREBBE SENZ'ALTRO A UNA CITTÀ OPPURE PROSEGUIRE OVUNQUE VADA ... MEGLIO CHE VADA ...

giovedì 3 febbraio 2011

IMMAGINA

IMMAGINA NON CI SIA IL PARADISO PROVA, È FACILE  , NESSUN INFERNO SOTTO I PIEDI , SOPRA DI NOI SOLO IL CIELO , IMMAGINA CHE LA GENTE VIVA AL PRESENTE... IMMAGINA NON CI SIANO PAESI NON È DIFFICILE , NIENTE PER CUI UCCIDERE E MORIRE E NESSUNA RELIGIONE . IMMAGINA CHE TUTTI VIVANO LA LORO VITA IN PACE... PUOI DIRE CHE SONO UN SOGNATORE MA NON SONO IL SOLO , SPERO CHE TI UNIRAI ANCHE TU UN GIORNO E CHE IL MONDO DIVENTI UNO . IMMAGINA UN MONDO SENZA POSSESSI MI CHIEDO SE CI RIESCI , SENZA NECESSITÀ DI AVIDITÀ O FAME , LA FRATELLANZA TRA GLI UOMINI , IMMAGINA TUTTA LE GENTE CONDIVIDERE IL MONDO INTERO... PUOI DIRE CHE SONO UN SOGNATORE , MA NON SONO IL SOLO , SPERO CHE TI UNIRAI ANCHE TU UN GIORNO E CHE IL MONDO DIVENTI UNO ...PERCHE' COMBATTERE PER LA PACE E' COME FARE SESSO PER LA VERGINITA' ! DICEVA LUI !!!  E BUONANOTTE A TUTTI I SOGNATORI COME ME ...

JOHN LENNON

John Winston Lennon nasce il 9 ottobre 1940 a Liverpool nel Maternity Hospital in Oxford Street. I genitori, Julia Stanley e Alfred Lennon che si erano sposati due anni prima, si separarono nell'Aprile del 1942 quando Alfred si imbarca per far ritorno nel 1945 con l'intenzione di riprendersi il figlio e di portarlo con sè in Nuova Zelanda. John, invece, preferisce restare con sua madre che lo affida alle cure di sua sorella Mimì. L'educazione impartita dalla zia è molto severa, pur improntata ad un sostanziale affetto e rispetto; lo spirito di John è già di indole ribelle, avido di libertà e di nuove esperienze. In una sua intervista, John, richorda che "in quel periodo i miei svaghi principali consistevano nell'andare al cinema o nel partecipare ogni estate al grande "Galden Party" che si teneva nella locale sede dell'Esercito della Salvezza "Strawberry Fields". "A scuola con la mia banda mi divertivo a rubacchiare qualche mela, poi ci arrampicavamo sui sostegni esterni dei tram che passavano per Penny Lane e ci facevamo dei lunghi viaggi per le vie di Liverpool". Nel 1952 John si iscrive alla Quarry Bank High School.

La madre Julia è forse la persona che più di ogni altra ha spinto il futuro chitarrista a diventare un ribelle e ad insegnargli i primi accordi su un banjo. Famosa è la raccomandazione che la zia Mimì fa a John vedendolo trascorrere gran parte del suo tempo a strimpellare la chitarra: "con quella non ti guadagnarai mai da vivere!". La prima apparizione in pubblico dei "Quarry Men", il primo complesso fondato da Lennon, avviene il 9 Giugno 1957. Il successivo 9 Luglio nel corso di un concerto che si teneva a Woolton, il loro sound impressiona profondamente uno spettatore di nome Paul McCartney che alla fine del concerto chiede a John di essere sentito per alcuni minuti accompagnandosi con la chitarra eseguendo rapidamente " Be Bop A Lula " e "Twenty Flight Rock". John viene colpito dal fatto che quel ragazzo non solo usa degli accordi che lui ignora, ma anche perchè conosce perfettamente i testi di quelle canzoni. E così si costituisce il duo Lennon-McCartney e ha inizio quell'avventura musicale chiamata Beatles. Il 15 Luglio 1958 la madre di John, Julia, muore investita da un'auto mentre è insieme al figlio. I Quarry man, ora anche con George Harrison, registrano su nastro due brani "That'll be the day" e "Inspite of all the danger" che successivamente vengono trasferiti su cinque acetati, di cui ne sono rimasti solo due in possesso rispettivamente di Paul McCartney e John Lowe. Nel Dicembre dello stesso anno incontra e si innamora di Cynthia Powell al Liverpool Art College, la sua nuova scuola.

Nel 1959 i Quarry Men cambiano il loro nome in Silver Beatles e divengono l'attrazione fissa del Casbah Club di Liverpool, gestito dalla madre del nuovo batterista, Pete Best. Nell'Agosto del 1960 debuttano al Reeperbahn di Amburgo, con un certo Sutcliffe al basso, dove suonano ininterrottamente per otto ore al giorno. Per tenere quel ritmo John comincia a prendere pillole di anfetamina che i camerieri del locale fornivano tranquillamente. Nel Gennaio del 1961 eseguono il loro primo concerto al Cavern Club di Liverpool. Il 10 Aprile 1962, Stewart, che nel frattempo era rimasto ad Amburgo, muore per emorragia celebrale. Il 23 Agosto Cynthia e John si sposano al Mt. Pleasant Register Office di Liverpool. L'8 Aprile del 1963 Cynthia dà alla luce, al Sefton General Hospital di Liverpool, John Charles Julian Lennon. Comincia per John l'uso delle droghe pesanti. Nel Novembre 1966 John incontra per la prima volta Yoko Ono, avvenimento che avrebbe cambiato la sua vita. Il 18 Ottobre i due vengono arrestati per possesso ed uso di cannabis. Rimandati davanti alla Marylebone Magistrates'Court, vengono rimessi in libertà dietro pagamento di una cauzione. Il successivo 8 Novembre John divorzia da Cynthia. John e Yoko si sposano a Gibilterra il 23 Marzo 1969 ed iniziano il loro bed-in all'Hilton di Amsterdam. L'iniziativa, finalizzata a favore della pace nel mondo, ha grande eco sulla stampa mondiale. Come gesto simbolico, inviano un pacchettino contenente "semi di pace" ai maggiori leaders politici mondiali. John restituisce la sua onorificienza di MBE alla regina, per protesta contro il coinvolgimento inglese nel massacro del Biafra e l'appoggio del governo agli Stati Uniti per la guerra del Vietnam.

Nell'Aprile del 1970 i Beatles si sciolgono ed anche se apparentemente il fatto non lo turba più di tanto, John ingaggia feroci polemiche con il suo ormai ex amico Paul. Nel suo primo vero lp Plastic Ono Band ci dice "io non credo nei Beatles, io credo solo in me, in Yoko e in me, io ero il tricheco, ma ora sono John, e così cari amici dovete solo andare avanti, il sogno è finito". Nel disco successivo, Imagine, John si scaglia apertamente contro Paul McCartney con il durissimo testo di How do you sleep?: "Il suono che produci è musicaccia per le mie orecchie, eppure dovresti aver imparato qualcosa in tutti questi anni". Nell'Aprile del 1973 John e Yoko comprano un appartamento al Dakota nella 72^ strada di New York di fronte a Central Park, dove vanno a risiedere; John nel frattempo ha grossi problemi col governo federale per il riconoscimento della cittadinanza americana, tra l'altro viene controllato dagli agenti della C.I.A. per il suo impegno politico.
Nella seconda metà dello stesso anno John e Yoko si separano. John si trasferisce momentaneamente a Los Angeles ed intreccia una relazione con May Pang, segretaria di Yoko. La separazione si interrompe più di un anno dopo, quando i due si rivedono in occasione dell'apparizione di John al concerto di Elton John al Madison Square Garden del 28 Novembre 1974. Un'altra tappa fondamentale della breve vita di John è costituita dalla nascita del suo secondo figlio; in concomitanza col suo trentacinquesimo compleanno, il 9 Ottobre 1975 Yoko Ono dà alla luce Sean Taro Ono Lennon. Da ora in poi dedica tutta la sua vita alla famiglia, accumulando materiale per nuove canzoni, finchè l'8 Dicembre 1980 viene assassinato da un fan in cerca di notorietà.

domenica 30 gennaio 2011

UNA VITA MALEDUCATA !!!


HO FATTO UN SOGNO, HO VISTO DELLA GENTE CHE SI OCCUPAVA DEGLI AFFARI MIEI E MI DICEVA "STAI FACENDO MALE" E MI DICEVA "TI DEVI VERGOGNARE, TI DEVI VERGOGNARE" HO FATTO UN SOGNO, HO VISTO QUALCUNO CHE ANDAVA IN GIRO CON GLI STIVALI E RISOLVEVA TUTTI I PROBLEMI CON DEI CALCI NELLE RENI CON DEI CALCI NELLE RENI . HO VISTO GENTE CHE NON HA DAVVERO BISOGNO DI PRESENTAZIONI PER INSERIRSI NELLE MIE FACCENDE PERSONALI DICE CHE MI DEVONO SALVARE CHE MI DEVONO AIUTARE A VIVERE COME SECONDO LORO PARE !!! CAZZO ... SIGNORI E SIGNORE C'E IL BLASCO PER VOI !!!

VASCO ROSSI


Nato il 7 febbraio 1952 a Zocca, una tranquilla località sull'Appennino a metà tra Modena e Bologna, il più famoso e celebrato rocker italiano deve il suo nome al padre Giovanni Carlo, camionista, che, desideroso di onorare un compagno detenuto con lui in Germania, chiamò il figlio con lo stesso nome. La madre di Vasco, Novella, si è sempre occupata della casa, mentre il babbo girava l'Italia in lungo e in largo con il suo camion. 

Come ha cantato in una sua celebre canzone ("Voglio una vita spericolata"), Vasco non è mai stato una persona facile, adattabile alle convenzioni esterne o capace di seguire degli schemi. Ribelle e con una gran voglia di esprimere la sua vena creativa, nel 1972, in piena contestazione studentesca, comincia a interessarsi di teatro sperimentale ma, convinto di dover proseguire gli studi a tutti i costi, si iscrive alla Facoltà di Pedagogia dell'Università di Bologna. Ben presto, però, si rende conto che tra questa facoltà e la sua propensione per la musica c'è una bella differenza (nel dicembre del 1965, fra l'altro, aveva vinto il concorso canoro "Usignolo d'oro" con la canzone "Come nelle fiabe"), ed è una differenza che può segnare il suo grado di felicità. 

Decide quindi di lasciare per seguire il suo istinto, tuffandosi così in un'altra esperienza che si rivelerà fondamentale per la sua carriera artistica: quella delle "radio libere". 

Nel 1975, infatti, assieme ad un gruppo di amici fonda una radio libera che lo qualifica, fin da subito, come apprezzato dee-jay in Emilia Romagna, in parte del Veneto e della Lombardia. Dentro di sé, però, sogna di fare il cantautore, tanto che nel segreto della sua stanza compone testi e canzoni, le stesse che poi diventeranno patrimonio comune di un'intera generazione. Timidamente, dunque, comincia a farsi conoscere anche con proprie produzioni, dando libero sfogo a tutto il materiale che teneva celato in un cassetto. 

Finalmente, nel giugno 1977 la Jeans pubblica il suo primo 45 giri, "Jenny e Silvia" mentre, l'anno dopo, ecco comparire il primo album, intitolato "Ma che cosa vuoi che sia una canzone", passato purtroppo quasi inosservato (il disco è però prodotto in sole 20 mila copie e distribuito nella sola Emilia). Anche il secondo 33 giri, "Non siamo mica gli americani", trova una certa difficoltà ad affermarsi nonostante contenga una "perla" come "Albachiara", una tra le più belle canzoni d'amore degli ultimi anni. 

Lentamente, però, il pubblico comincia ad abituarsi allo stile di Vasco e a capire il valore delle sue canzoni. E' proprio la mitica "Albachiara", nel corso del '79, che gli regala l'ebrezza della ribalta, quando la presenta allo storico "Bussoladomani" di Viareggio. Seguiranno "Colpa d'Alfredo" (1980) e una serie di tour con la "Steve Rogers Band" per tutta la Penisola. 

Intanto, grazie alla nuova notorietà acquisita e ad uno stile di vita non proprio irreprensibile, fioccano le prime critiche, non tanto alla sua musica, ma a come si comporta fuori dalla sala di incisione. L'indice è puntato sui suoi eccessi con l'alcol, con la droga, sul suo comportamento scapestrato e chi più ne ha più ne metta. Vasco non può che rispondere con la sua arte, l'unica arma che ha a disposizione. Eccolo allora pronto a tornare a confrontarsi con il mercato con il quarto album, "Siamo solo noi", un'espressione che a dir poco è diventata un inno. L'anno dopo partecipa al suo primo Festival di Sanremo con "Vado al massimo" (1982), pezzo che dà il titolo al suo quinto album. La kermesse del Festival sanremese lo vede protagonista di nuovo nel 1983 quando Rossi esegue "Vita spericolata", un altro pezzo emblematico della sua carriera e di quello che Vasco rappresenterà anche a livello di immaginario collettivo. 

E la vita spericolata di Vasco non si limita solo ai brani di una canzone, se dobbiamo dare retta ai due incidenti automobilistici da cui esce miracolosamente illeso. Chiunque tirerebbe un sospiro di sollievo e si metterebbe a meditare ma lui no, lui realizza "Va bene, va bene così", un amaro e disilluso canto all'amore, una canzone che è anche una struggente capacità di testimoniare la rassegnazione emotiva nei confronti di una donna amata. 

I guai con la giustizia non smettono però di tormentarlo, tanto che arriva ad essere arrestato per spaccio di sostanze stupefacenti. Ma sembra che le prove non facciano altro che fortificarlo e donargli vèrve creativa, se è vero che poco dopo escono due delle sue realizzazioni migliori, "Cosa succede in città" (1985) e "C'è chi dice no" (1987). Nel mezzo, un evento felice: la nascita del figlio Davide. Seguono "Liberi liberi" (1989), etichettato EMI, e l'immortale "Fronte del palco" (1990) presentato live al San Siro di Milano e al Flaminio di Roma in un tripudio di folla. 

La nascita di Luca, il secondo figlio, lo ispira per la realizzazione di "Gli spari sopra" (1993), il suo ormai tredicesimo lavoro. I fan club del cantante nascono come funghi, così come cresce a dismisura la sua popolarità. Incassati ben dieci dischi di platino dalla EMI per l'ultimo lavoro, Vasco si prende finalmente una meritata pausa, da cui riemerge con un altro apprezzatissimo album "Nessun pericolo per te". Un titolo che nei soli primi cinque giorni, vende 400.000 copie, una sorta di miracolo per un cantante italiano, in un Paese malato di esterofilia. "Canzoni per me", ancora targato EMI, è del '98, "Rewind" del '99, tutti successi da top ten. 

A nove anni di distanza del suo primo approdo in libreria con "Diario di bordo", il rocker italiano propone nel giugno del 2005 una raccolta di tutte le sue canzoni, riviste e commentate di suo pugno. Un libro - cui si aggiunge un DVD - dedicato ai tanti fan, dal titolo Le mie canzoni. 

Desideroso di fare il punto della sua carriera nel 2002 Vasco ha pubblicato "Tracks", la sua prima antologia ufficiale, rivelatasi un vero e proprio Boom nel mercato discografico nazionale, a cui sono seguite poi altre raccolte, remasterizzazioni, collaborazioni, sponsorship, e gli album "Buoni o cattivi" (2004), "Sensazioni forti" (2007), "Il mondo che vorrei" (2008). 

martedì 25 gennaio 2011

LODE AL BRANCO OMOLOGATO E ATROCEMENTE CONSAPEVOLE

LA VIOLENZA FUNZIONA , LA RABBIA FUNZIONA , IL PANICO RENDE, IL POPOLO SPENDE , BEATIFICANDO CRIMINI ED ECONOMIA . NON È TEMPO PER GLI INNOCENTI , NON È TEMPO QUESTO QUA , L'AMBIZIONE ARROTA I DENTI E LA PAURA È STRATEGIA . 

giovedì 13 gennaio 2011

IL SARACENO CALIFORNIANO !!!

CA SIGARETT MOCC CA MAN RINT A SAKK E S N VA SMARGIASS P TUTT' A CITTA' ... SAREBBE STATO DESCRITTO COSI' SE FOSSE NATO A NAPOLI E NON IN CALIFORNIA ... MORTO A 24 ANNI ... UNA VITA BRUCIATA TROPPO IN FRETTA ... TRA STRADE E PUTTANE ... UNO CHE CON IL SUO FASCINO E IL SUO STILE HA INFETTATO MILIONI DI GIOVANI IN TUTTO IL MONDO ... ED AD OLTRE 50 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA E' ANCORA UN MITO ... SIGNORI E SIGNORE ... 


JAMES DEAN


Era il tardo pomeriggio, già tendente alla sera, del 30 settembre 1955: nella statale 466 in direzione di Salinas, California, unaPorsche Spider non poté evitare la collisione con un altro veicolo che, forse per una distrazione dell'autista, ne aveva invaso la corsia. L'impatto fu devastante: per il conducente dell'auto non ci fu nulla da fare, era deceduto sul colpo e la sua auto ridotta in pezzi. Alcune ore più tardi, tra lo sgomento generale, cominciò a diffondersi la notizia che James Dean era morto. Aveva 24 anni. 

Oggi, a oltre cinquant'anni dalla scomparsa dell'attore e dalla nascita del mito, quella di James Dean è un'icona che la cultura giovanile ha introiettato, ormai quasi inconsapevolmente, e la cui leggenda continua a perpetuarsi da più generazioni, senza peraltro veder diminuire il suo sottile fascino e la sua attualità. Non è facile trovare un altro personaggio che, al suo pari, ha influenzato tanto, e così a lungo, i comportamenti, il modo di vestire, le mitologie metropolitane dei giovani; al punto da potersi affermare che in ogni giovane c'è riposto qualcosa che appartiene a James Dean, prototipo di ogni teenager. 

Negli stessi anni in cui se ne cominciava a definire la leggenda, il rock'n'roll muoveva i suoi primi passi e la figura del "ribelle" incarnata dall'attore fu, sin dall'inizio, assunta come propria dalla nuova tendenza musicale: negli States nasceva la cultura giovanile, che avrebbe presto conquistato e rivoluzionato il mondo. 

Così come della sua precoce morte, della vita di James Dean si è scritto a lungo per decenni, spesso con accenti quasi epici che finiscono per generare una totale indistinzione tra vita privata e pubblica ma, soprattutto, tra vita e arte. Questa forma d'indistinzione, se da un lato può rappresentare un limite, perché spesso si corre il rischio di mettere in secondo piano quelli che sono gli indubbi meriti artistici dell'attore rispetto a un certo gusto per l'aneddotica biografica dell'uomo, dall'altro lato è forse al tempo stesso inevitabile per capire un personaggio enigmatico e singolare come James Dean, che recitò nel modo in cui visse, e visse come recitò sul grande schermo. 

James Byron Dean nacque l'8 febbraio del 1931 a Marion, nell'Indiana, in quello che allora era uno tra gli stati americani più depressi e rurali. La sua prima infanzia fu segnata dalla prematura scomparsa della madre e dal difficile rapporto con il padre. Fu amorevolmente allevato dagli zii e, appassionatosi sin da giovane al teatro e ad altre attività creative, cominciò a sviluppare una personalità inquieta, eccentrica, ambiziosa, e che sarebbe rimasta carica di conflitti adolescenziali mai risolti. 

Alcuni anni dopo, furono sopratutto queste sue caratteristiche peculiari a convincere il regista Elia Kazanche il ventitreenne James Dean - il quale aveva studiato recitazione, frequentato l' "Actors Studio" e aveva già alle spalle diverse esperienze teatrali, ma anche radiofoniche e televisive - possedesse la personalità più adatta per interpretare il difficile personaggio di Cal Trask nel film La valle dell'Eden ("East of Eden", 1955), tratto dall'omonimo romanzo di Steinbeck. Per il ruolo, egli fu preferito sia a Marlon Brando, sia a Montgomery Clift: gli altri due più anziani "ribelli di Hollywood", entrambi modelli di riferimento per il giovane James Dean, non possedevano a parere di Kazan la stessa carica emotiva, lo stesso risentimento nei confronti della figura paterna, la stessa giovanile irruenza, la medesima profonda infelicità. 

Fu così che al giovane attore, per la prima volta, si aprirono le grandi porte della celebrità e del successo, da egli a lungo anelato. 
Ma, se James Dean aveva bisogno di Hollywood per appagare la sua innata e irrefrenabile ambizione, anche Hollywood aveva bisogno di attori come lui. In quegli stessi anni, infatti, la celebre "fabbrica dei sogni" si stava aprendo anche a un nuovo modo di far cinema: più libero e indipendente, caratterizzato da uno stile più realistico, pregnante e meno auto-celebrativo, attento ai fenomeni sociali e soprattutto al nascente universo giovanile, che il cinema stesso contribuì a definire ed alimentare. 

James Dean restò a Hollywood appena diciotto mesi ed ebbe il tempo di recitare solo in tre pellicole ma, pur in questo esiguo arco di tempo, rivoluzionò non soltanto la vita di milioni di teen-ager, ma anche lo stile di recitazione di parecchi attori cinematografici. Truffaut scrisse di lui, dopo la sua morte: "Dean va contro cinquant'anni di cinema. Lui recita qualcos'altro da quello che pronuncia, il suo sguardo non segue la conversazione, provoca una sfasatura tra l'espressione e la cosa espressa. Ogni suo gesto è imprevedibile. Dean può, parlando, girare la schiena alla cinepresa e terminare in questo modo la scena, può spingere bruscamente la testa all'indietro o buttarsi in avanti, può ridere là dove un altro attore piangerebbe e viceversa, perché ha ucciso la recitazione psicologica il giorno stesso in cui è apparso sulla scena". 

Solitario, irrequieto, dal fascino un po' tenebroso, sin dal suo esordio in La valle dell'Eden, questo enfant terrible di Hollywood fu considerato un eroe dalla gioventù americana, dimostrandosi in grado di rappresentarne lo straniamento, di denunciarne l'incomprensione, di esorcizzarne la solitudine. Il film mette in scena la storia del burrascoso rapporto tra un padre e il minore dei suoi due figli, che nutre risentimento nei confronti del genitore perché, a differenza del fratello, non si è mai sentito amato e apprezzato. James Dean, per il proprio simile vissuto personale, caratterizzò in modo così intenso il personaggio di Cal Trask, infelice e incompreso, che la sua non era più soltanto un'ottima interpretazione cinematografica; era qualcosa di ben più potente e pregnante che andava oltre la finzione filmica, la storia narrata: improvvisamente, fu assunto come portavoce di un'intera giovane generazione che, per la prima volta, cercava di affermare sé stessa. Negli stessi mesi, un altro fenomeno rivoluzionario, il rock 'n' roll, faceva la sua clamorosa comparsa. 

Se "La valle dell'Eden" mise in luce una nuova rivelazione del cinema, e cominciò già a definire i tratti di un simbolo generazionale, fu però soprattutto la seconda interpretazione, Gioventù bruciata, quella più memorabile e che consegnò alla posterità la leggenda di James Dean nella forma in cui è stata tramandata da allora: è l'immagine risultante da "Gioventù bruciata", infatti, a esser quella più intimamente legata al mito dell'attore anche perché, in questo film, l'uomo Dean e il personaggio da lui interpretato, Jim Stark, grazie anche a una sapiente regia, sembrano davvero giungere a identificarsi del tutto; in questo modo, il film si trasforma quasi in un documento biografico dell'attore, un frammento della sua breve vita e, allo stesso tempo, anche una premonizione della sfortunata morte che, ancor prima che il film uscisse nelle sale, egli avrebbe trovato. "La sua angoscia era autentica sia sullo schermo che nella vita", ebbe a dire di lui Andy Warhol alcuni anni dopo. Per delle sinistre coincidenze, anche gli altri due giovani attori principali che lo affiancavano - Natalie Wood e Sal Mineo - avrebbero trovato entrambi una tragica morte precoce in circostanze cupe e misteriose. 

Gioventù bruciata ("Rebel Without A Cause", 1955), diretto da un talentuoso Nicholas Ray, mette in scena la drammatica e toccante storia di tre adolescenti alle prese con il difficile passaggio all'età adulta e con la faticosa ricerca di una propria identità. Il mondo degli adulti, quello dei genitori, è visto con distacco e profonda estraneità, poiché incapace di trovare delle risposte al disagio giovanile e, soprattutto, di trovarle in fretta. Ne consegue una totale incomunicabilità tra i due orizzonti: quello adulto, tratteggiato come debole, assente e ipocrita; quello dei giovani, dipinto come sentimentale e idealista. L'insicurezza esistenziale, la profonda solitudine, la mancanza di punti di riferimento, porta i giovani protagonisti a cercare la propria strada anche a costo di rischiare di perderla. Alla fine, la storia d'amore tra Jim e Judy sarà forse per i due giovani un veicolo di rinnovamento e di approdo a una vita matura, ma che sia al tempo stesso consapevole e coraggiosa; a farne le spese sarà, però, il più piccolo e indifeso dei tre protagonisti: Plato, vittima innocente di una società malata e distratta. 

In "Gioventù bruciata", diventato presto un vero cult-movie, fanno la loro piena comparsa anche quelle tematiche che caratterialmente accompagnano, sin dalla più giovane età, la breve e turbolenta vita di James Dean: la competitività, la continua messa alla prova di se stessi, la fretta di vivere, la sfida alla morte. Come è noto, infatti, l'attore fu nel corso della propria vita un "ribelle" non certo meno che negli schermi cinematografici, conducendo una vita intensa, frenetica e spesso sregolata. 

Originario dell'Indiana, patria delle 500 miglia di Indianapolis, Jimmy - come veniva chiamato dagli amici - nutriva una passione smisurata per le moto e le auto da corsa, con le quali trascorreva molto tempo, spesso partecipando anche a competizioni ufficiali. Il giorno in cui morì, era diretto a Salinas per una gara a cui avrebbe preso parte il giorno seguente. L'ironia della sorte volle anche che, poco più di un mese prima dell'incidente, Jimmy avesse partecipato come testimonial a uno spot televisivo sulla guida sicura. In quell'occasione, le sue parole furono: "Guidate con calma" - e poi, rivolgendo lo sguardo verso la telecamera, con un sorriso enigmatico aggiuse: "Perché la vita che salvereste potrebbe essere la mia". Sebbene in seguito pare sia stato accertato che l'incidente di cui fu vittima non fosse legato a un eccesso di velocità, il triste epilogo rappresentò l'esito finale di una vita vissuta sempre sul filo del rasoio. Uno dei motti da lui inventati era: "Sogna come se potessi vivere in eterno, vivi come se dovessi morire oggi". Così visse, così morì. 

Quel 30 settembre del '55, l'America dei giovani - e non solo - si ritrovò in lacrime per la perdita di un eroe; si assistette a scene di delirio tragico paragonabili solo a quelle che, trent'anni prima, avevano accompagnato la scomparsa di Rudolph Valentino. Appena una settimana prima della tragica collisione alla guida della sua "Little Bastard" - aveva soprannominato così la nuovissima Porsche 550 -, l'attore aveva ultimato a Hollywood, al fianco di Liz Taylor, le riprese principali del kolossal Il Gigante ("Giant", 1956), diretto da George Stevens; la sua terza e ultima interpretazione cinematografica, sebbene non da protagonista. Il film uscì nelle sale un anno dopo la sua morte e fu accolto con grande clamore. Alcuni mesi più tardi, Hollywood offrì il primo di tanti futuri tributi al suo giovane e sfortunato eroe: The James Dean Story (1957), un vivace documentario co-diretto da un giovane Robert Altman, e la cui colonna sonora ebbe come interprete d'eccezione il jazzista Chet Baker (il quale, anch'egli bello e maledetto, prese a esser soprannominato il "James Dean del jazz"). Nel film, tuttavia, l'intento documentaristico finiva in realtà per rivelare i propri limiti, facendo assumere all'attore da poco scomparso già un'intensa aura di leggenda. Leggenda che, da allora, non sembra conoscere tramonto. 

Dalla metà degli anni 50 ai nostri giorni, James Dean è stato oggetto di un vero e proprio culto: per decenni, migliaia e migliaia di fan lo hanno venerato e imitato, ne hanno commemorato la morte, ne hanno visitato la tomba, ne hanno collezionato cimeli e oggetti, alcuni hanno persino partecipato a competizioni in suo ricordo. La sua immagine è stata abbondantemente utilizzata e rielaborata - in modo più o meno diretto - dall'industria del cinema, della televisione e della moda. Si può anche dire che nessuno abbia contribuito quanto lui a definire quello che è ancora oggi il look più diffuso nei giovani di tutto il mondo: jeans e t-shirt, indumenti ormai considerati inseparabili dallo stesso stauts di giovani. Ma forse è nell'universo del rock, e delle sue proprie mitologie, che l'influenza dell'attore è stata più pervasiva e autentica. Già all'indomani della sua scomparsa, infatti, il nascente rock&roll ne assunse non soltanto gli aspetti estetici, pur indispensabili per la definizione dei novelli rocker, ma anche l'anarcoide spirito di ribellione: Elvis, per consolidare la propria immagine, adottò strategicamente un look e delle movenze "animalesche" alla James Dean, del quale era un fanatico ammiratore; Gene Vincent ed Eddie Cochran, invece, giunsero a un'identificazione spirituale ben maggiore e, mentre il primo la scampò per due volte, il secondo trovò, come l'attore, una sfortunata e precoce morte sull'asfalto. 

Il retaggio mitico del ribelle di Hollywood, però, non si limitò solo al primo rock&roll bensì, da allora in poi, divenne definitivamente parte integrante della cultura musicale del rock tout court: dai primi rock&roller agli alfieri dell'underground, dai surfisti ai punk, e fino ai giorni nostri, la figura di James Dean accompagna, con le sue forti connotazioni, l'intera storia del rock; incarnandone quell'anima ribelle e dannata, ma anche fragile e fanciullesca, caratterizzando quella ricorrente immagine da "duri con il cuore tenero" e sfidando persino lo scontro generazionale, poiché simbolo così forte da essere assunto tanto padri quanto dai figli. Se già il giovane Bob Dylan considerava James Dean un idolo e ne lamentò la morte, alcuni anni dopo i Beach Boys gli dedicarono una canzone, un tributo a nome del popolo del surf. 

Dall'altra parte dell'oceano, invece, John Lennon giunse addirittura a dichiarare che "senza James Dean non sarebbero mai esistiti i Beatles". Lo stesso Lennon, nella copertina del suo "Rock'n'roll", era ritratto abbigliato e atteggiato "alla James Dean" e sembrava così unire, all'omaggio al glorioso rock'n'roll costituito dal suo disco, un preciso riferimento all'attore, rendendone così esplicito il profondo legame spirituale intessuto con la cultura della musica rock. I primi anni 70, poi, assistettero al fiorire del culto di Jim Morrison, senza dubbio debitore di James Dean. Alla fine dei 70, fu la volta del bassista dei Sex Pistols, Sid Vicious, uno dei simboli più eloquenti di una nuova "gioventù bruciata", a esser visto da alcuni come un'ennesima incarnazione, ben più perversa e trasgressiva, dell'angelo maledetto di Hollywood. Nel corso degli anni 80, fu Morrissey - cantante degli Smiths - a dar voce agli aspetti più intimisti e malinconici dell'attore, alla cui memoria egli dedicò persino un libro ("James Dean Is Not Dead", 1983). Negli anni 90, infine, qualcuno giunse a paragonare il tormentato e alienato Kurt Cobain, leader dei Nirvana, a un moderno James Dean il quale, tra l'altro, ritratto nel '54 in una celebre sequenza di fotografie, aveva introdotto con decenni di anticipo anche una sorta di portamento "grunge" ante litteram. 

Forse non è stata la scomparsa di James Dean a introdurre per la prima volta la mitizzazione della morte prematura, ma fu sicuramente la sua a offrire una nuova, moderna, formulazione a quell'ideale romantico; proprio lui che di un celebre poeta romantico vissuto intensamente, Byron, portava anche il nome. Fu James Dean infatti l'interprete per eccellenza del detto "live fast, die young"; anch'esso, fu fatto proprio ed esaltato dal rock: da Jimi Hendrix a Jim Morrison, da Nick Drake a Tim Buckley, da Sid Vicious a Ian Curtis, fino a Kurt Cobain, nell'immaginario del rock, la precoce morte biologica sembra costituire il definitivo lasciapassare per l'immortalità e la consacrazione artistica. 

Ma chi fu veramente James Dean? Il giovane attore di talento la cui promettente carriera fu interrotta da una morte prematura, oppure uno dei prodotti dell'immaginario collettivo americano? Egli fu sicuramente, e più di altri, l'una e l'altra cosa insieme. Solo in America, terra giovane di storia e dotata di uno straordinario potere mitopoietico, poteva fiorire la moderna leggenda di James Dean che, simile a un eterno Peter Pan, occupa uno dei posti d'onore nell'Olimpo delle "divinità" americane: quello che, tra le altre, ospita le stelle di Elvis Presley e Marilyn Monroe e che rappresenta uno dei custodi dell'American dream, alimentato dalle proprie stesse mitologie. Ma, d'altro canto, l'icona di James Dean sembra anche rappresentare un caso a sé. 

Perpetuandosi e rinnovandosi in modo singolare, e per certi versi unico, quella dello sfortunato attore appare, rispetto alle altre, un'immagine ben più profonda: più reale e autentica ma, insieme, più universale e indefinita. La grandezza di James Dean, e il segreto del suo incredibile e duraturo successo, consistette nell'esser riuscito, grazie anche al suo indubbio talento, a infondere le pellicole di qualcosa d'unico, come lo era la sua irrequieta personalità e, allo stesso tempo, a rendersi interprete universale non soltanto dei giovani americani del dopoguerra, ma anche dello spirito profondo dei giovani d'ogni tempo.

martedì 11 gennaio 2011

FISICA Y QUIMICA !!!

IO LE PASSIONI LE CONOSCO BENE , LA NOTTE PORTO ANCORA I SEGNI …  PER LA CATTIVA ABITUDINE CHE HO DI CREDERE AI SOGNI ….  LA PASSIONE È UNA "STREGONERIA" DA CUI NON SI PUÒ FUGGIRE…. LA PASSIONE È QUALCOSA CHE SI SUBISCE MA PER QUANTO RAZIONALIZZATA È IMPOSSIBILE SFUGGIRVI … IL TRAMONTO E’  LA SUBLIME ESPRESSIONE DELLA PASSIONE TRA IL GIORNO E LA NOTTE … DI TRAMONTI NE HO VISTI TANTI … MA UNO MI E’ RIMASTO IMPRESSO … QUELLO A CAPO FINISTERRE … BRUCIAVA DI PASSIONE … MENTRE BRUCIAVO I MIEI VESTITI CHE MI AVEVANO ACCOMPAGNATO PER IL LUNGO VIAGGIO … IL CIELO STELLATO DI SIENA E’ PASSIONE …. L’URLO DI HANDRIX E’ PASSIONE ….  UN GOAL DI CAVANI E’ PASSIONE ….  STARE SEDUTI SULLE RIVE DI UN FIUME E’ PASSIONE …. PENSO CHE LA MIA VITA SENZA PASSIONE SAREBBE INUTILE …  ED HO IL DUBBIO CHE MOLTA MA MOLTA GENTE NON BRUCI PIU DI PASSIONE DA MOLTO TEMPO ORMAI …  

lunedì 10 gennaio 2011

C'E CHI DICE NO ... IO NON CI STO !!!

"Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo". ... CAZZO QUESTO MESSAGGIO DESCRIVE IN PIENO IL PERSONAGGIO DI STASERA ... UNO CHE PER LA LIBERTA' S'ERA QUASI FATTO AMMAZZARE ... FIGLIO DI UN CAPO TRIBU' ... E UNO DEI MITI ANCORA VIVENTI ... SIGNORI E SIGNORE ...


NELSON MANDELA 


Un personaggio storico, una di quelle persone che in vita fanno già parte della leggenda, alla stregua di Mikhail Gorbaciov oFidel Castro. Nelson Mandela infatti è il simbolo del Sud Africa, appellativo che si è conquistato in un'intera vita spesa alla lotta contro l'apartheid ed alla conquista della libertà per il suo popolo. Quello che ha sempre colpito in lui è la sua statura morale e la convinzione con cui ha vissuto la propria vita in favore degli altri. 

Figlio di un capo della tribù Thembu (e quindi, secondo il sistema di caste tribali vigente in Africa, di origini aristocratiche), Nelson Rolihlahla Mandela nasce il 18 luglio 1918. Dopo aver seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri conseguendo la laurea in giurisprudenza, nel 1944 entra nella politica attiva diventando membro dell'ANC (African National Congress) guidando per anni campagne pacifiche contro il cosiddetto "Apartheid", ossia quel regime politico che favorisce, anche sul piano legale e giuridico, la segregazione dei negri rispetto ai bianchi. 

Del 1960 è l'episodio che segnerà per sempre la vita del leader nero. Il regime di Pretoria, durante quello che è conosciuto come "il massacro di Shaperville", elimina volontariamente e con una proditoria operazione 69 militanti dell'ANC. 
In seguito, mette al bando e fuorilegge l'intera associazione. Mandela, fortunatamente, sopravvive alla strage e riesce a fuggire. Raccolti gli altri esponenti rimasti in vita, dà vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i propri diritti con le armi. Viene arrestato nel 1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è condannato all'ergastolo. 

La più alta testimonianza dell'impegno politico e sociale di Mandela la si ritrova proprio nel discorso pronunciato di fronte ai giudici del tribunale, prima che questi pronunciassero il loro verdetto: "Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che icriminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo". 

Passano più di vent'anni e, malgrado il grande uomo sia costretto alla segregazione carceraria, lontano dagli occhi di tutti e dalle luci dell'opinione pubblica, la sua immagine e la sua statura crescono sempre di più nell'opinione pubblica e per gli osservatori internazionali. 

Il regime tiene Mandela in gattabuia ma è sempre lui il simbolo della lotta e la testa pensante della ribellione. Nel febbraio del 1985, cosciente di questo stato di cose e ben consapevole che ormai non si poteva più toccare un tale simbolo, pena la ribellione di vasti strati dell'opinione internazionale, l'allora presidente sudafricano Botha offre a Mandela la libertà purché rinneghi la guerriglia. In realtà, l'accusa di sovversione armata, l'accenno alla guerriglia appunto, è solo un modo per gettare discredito sulla figura di Mandela, prospettando il fatto che fosse di base un personaggio predisposto alla violenza. Ad ogni modo Mandela rifiuta l'offerta, decidendo di restare in carcere. 

Nel 1990 su pressioni internazionali e in seguito al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime segregazionista, Nelson Mandela viene liberato. 

Nel 1991 è eletto presidente dell'Anc, movimento africano per la lotta all'apartheid. Nel 1993 è insignito del premio Nobel per la pace mentre l'anno dopo, durante le prime elezioni libere del suo paese (le prime elezioni in cui potevano partecipare anche i neri), viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica e capo del governo. Resterà in carica fino al 1998. 

Nella sua breve vita politica ufficiale ha dovuto subire anche un'altra logorante battaglia. Trentanove case farmaceutiche intentarono un processo a Nelson Mandela portandolo in tribunale. L'accusa era quella di aver promulgato nel 1997 il "Medical Act", una legge che permetteva al Governo del Sud Africa di importare e produrre medicinali per la cura dell'Aids a prezzi sostenibili. A causa delle proteste internazionali che tale causa ha sollevato, le suddette multinazionali hanno poi deciso di desistere dal proseguire la battaglia legale. 

Sul piano della vita privata, il leader nero ha avuto tre mogli. Della prima consorte, sposata assai giovane, si sa ben poco. La seconda è la celebre Winnie, impalmata nel 1958 e diventata grazie alla sua strettissima unione con il marito sia in campo civile che politico, "madre della nazione africana". Durante gli anni difficili del marito è stata tuttavia travolta da scandali di vario tipo, dal sequestro di persona all'omicidio. Nel 1997 i due si sono ufficialmente separati, con tanto di divorzio legale. Mandela però, sebbene ottantenne, si è poi risposato con la cinquantenne Gracia, vedova del presidente del Mozambico, assassinato in un incidente aereo organizzato dai servizi segreti del regime segregazionista bianco. 

Nel giugno 2004, all'età di 85 anni, ha annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica per passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia. 
Il 23 luglio dello stesso anno, con una cerimonia tenutasi a Orlando (Soweto), la città di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina, il "Freedom of the City", una sorta di consegna delle chiavi della città.

domenica 9 gennaio 2011

VAGANO ! VAGANO ! VAGANO !

C’E GENTE CHE PRENDE I TRENI E C’E GENTE CHE VIAGGIA SUI TRENI IO CREDO DI APPARTENERE ALLA SECONDA CATEGORIA …  CHE POI SAREBBE QUELLA CHE SUI TRENI CI STA CON IL SORRISO STAMPATO SULLA FACCIA ….LA VITA DA UN TRENO SEMBRA ESSERE MOLTO PIU LEGGERA …  SEMBRA QUASI AVERE UN SENSO … E’ SU DI UN TRENO CHE HO PASSATO UN BEL PO DEL MIO TEMPO … HO CALCOLATO QUASI 500 ORE ALL’ANNO ….CIOE’ QUASI VENTI GIORNI ALL’ANNO …E’ SU DI UN TRENO CHE HO INCONTRATO LA GENTE PIU STRANA E PIU SINCERA DEL MONDO … UNA VOLTA PERFINO HO INCONTRATO UNA DONNA CHE A SUO DIRE S’ERA FATTA JIM MORRISON … A ME SEMBRAVA SINCERA … E A QUANTO MI RISULTA JIM NON ERA DI CERTO UNO FEDELE … C’E CHI VIAGGIA PER ANDARE DALLA DONNA AMATA …. C’E CHI VIAGGIA PER LAVORO …. C’E CHI VIAGGIA PER TURISMO … C’E CHI VIAGGIA PER SCAPPARE DA QUALCOSA O DA QUALCUNO…E C’E CHI COME ME VIAGGIA PER VIAGGIARE …  PER ME IL TRENO E’ UN MEZZO PASSIONALE … MI HA DATO SEMPRE UN BEL PO’ DI INSPIRAZIONI …. LE MIE PIU GRANDE CAZZATE CHE HO FATTO PER ESEMPIO SONO STATE  SUGGERITE E PIANIFICATE DA SCONOSCIUTI SU DI UN TRENO . CAZZO SI STA SCARICANDO LA BATTERIA E SU STO CAZZO DI TRENO AFFOLLATO NON C’E UNA PRESA … BUON VIAGGIO A TUTTI …

sabato 8 gennaio 2011

KONK KNOK KNOKING ... ALLE PORTE DEL PARADISO !!!




BOB DYLAN


Bob Dylan, al secolo Robert Zimmermann, nasce il 24 maggio del 1941 a Duluth, Minnesota (USA). A sei anni si trasferisce a Hibbing, al confine con il Canada, dove inizia a studiare pianoforte e a fare pratica su unachitarra acquistata per corrispondenza. Già a dieci anni scappa di casa, dalla sua cittadina mineraria di confine col Canada per andare a Chicago. 

A 15 anni suona in un complessino, i Golden Chords, e nel 1957 al liceo conosce Echo Hellstrom, la Girl From The North Country di qualche anno dopo. Con Echo, Bob divide i primi amori per la musica: Hank Williams, Bill Haley e la sua Rock Around The Clock, un poco di hillbilly e country & western. Frequenta l'università a Minneapolis, nel 1959, e contemporaneamente inizia a suonare nei locali di Dinkytown, il sobborgo intellettuale della città, frequentato da studenti, beat, militanti della New Left e appassionati di folk. Al Ten O'Clock Scholar, un locale poco distante dall'università, si esibisce per la prima volta come Bob Dylan, eseguendo "traditionals", brani di Pete Seeger e pezzi resi popolari da Belafonte o dal Kingston Trio. A questo proposito, bisogna sfatare la leggenda che vuole il nome "Dylan" mutuato dal celebre poeta gallese Dylan Thomas. In realtà, nella sua stessa biografia ufficiale, il cantante ha dichiarato che, pur ammirando l'illustre poeta, il suo nome d'arte non ha nulla a che vedere con esso. Nello stesso tempo, però, Dylan non ha mai chiarito da dove avrebbe tratto questo nome e perché. Ad ogni modo, Bob Dylan è diventato il suo nome anche legalmente a partire dall'agosto del 1962. 

Preso dalla musica, gira per l'america solo e senza un soldo. E' di fatto un menestrello ambulante, in questo emulo di un suo grande idolo e modello, Woody Guthrie. Nel 1959 trova il suo primo impiego fisso in un locale di strip-tease. Qui è costretto ad esibirsi fra uno spettacolo e l'altro per intrattenere il pubblico, che però non mostra di apprezzare un gran che la sua arte. Anzi, spesso lo fischia e lo prende a male parole. I suoi testi, d'altronde, non possono certo cogliere gli stati d'animo di rozzi cowboy o duri camionisti. Nell'autunno del '60 si realizza un suo sogno. Woody Guthrie si ammala e Bob decide che questa può essere l'occasione propizia per conoscere finalmente il suo mito. Molto coraggiosamente, si fa annunciare nell'ospedale del New Jersey dove trova un Guthrie malato, poverissimo e abbandonato. Si conoscono, si piacciono e ha così inizio un'intensa e vera amicizia. Sulla spinta degli incoraggiamenti del maestro, inizia a girare i locali del Greenwich Village. 

Il suo stile, tuttavia, si distingue nettamente dal maestro. E' meno "puro", decisamente più contaminato con le nuove sonorità che cominciavano ad affacciarsi nel panorama musicale americano. Inevitabili, seguono le critiche da parte dei più accaniti sostenitori del folk tradizionale, che lo accusano appunto di contaminare il folk con il ritmo del rock'n'roll. La parte più aperta e meni tradizionalista del pubblico, invece, saluta in lui l'inventore di un nuovo genere, il cosiddetto "folk-rock". Una parte non indifferente di questo nuovo stile è rappresentato d'altronde da strumentazioni tipiche del ruspante rock, come ad esempio la chitarra e l'armonica amplificate. 

In particolare, poi, i suoi testi colpiscono in profondità i cuori dei giovani ascoltatori perché si sintonizzano sulle tematiche care alla generazione che si preparava a fare il '68. Poco amore, poco romanticismo consolatorio ma molta mestizia, amarezza e attenzione ai problemi sociali più scottanti. Viene ingaggiato per aprire un concerto del bluesman John Lee Hooker al Gerde's Folk City e la sua performance viene entusiasticamente recensita sulle pagine del New York Times. 

In breve cresce l'attenzione nei suoi confronti (partecipa ad alcuni festival folk assieme ai grandi del genere come Cisco Houston, Ramblin' Jack Elliott, Dave Van Ronk, Tom Paxton, Pete Seeger e altri) ottenendo anche un provino con il boss della Columbia John Hammond che si tramuta subito in un contratto discografico. 
Registrato alla fine del 1961 e pubblicato il 19 marzo 1962, l'album d'esordio Bob Dylan è una raccolta di brani tradizionali (tra cui la celebre House Of The Rising Sun, ripresa in seguito dal gruppo The Animals e In My Time Of Dyin, bersaglio di una rivisitazione anche da parte dei Led Zeppelin nell'album del 1975 Physical Graffiti) per voce, chitarra e armonica. Due sole le canzoni originali scritte da Dylan: Talkin' New York e l'omaggio al maestro Guthrie Song To Woody. 
A partire dal 1962 comincia a scrivere una gran quantità di brani di protesta, canzoni destinate a lasciare il segno nella comunità folk e a diventare dei veri e propri inni dei militanti per i diritti civili: ne fanno parte Masters Of War, Don't Think Twice It's All Right, A Hard Rain's A-Gonna Fall e, soprattutto, Blowin' In The Wind. 

Dopo più di trent'anni, diventato ormai un mito, un'icona popolare senza eguali (si parla addirittura di una sua candidatura al Premio Nobel per la letteratura), nel 1992 la sua casa discografica, la Columbia, decide di organizzare un concerto in suo onore al Madison Square Garden di New York City: l'evento è trasmesso in mondovisione e diventa sia un video che un doppio CD intitolato Bob Dylan - The 30th Anniversary Concert Celebration (1993). Sul palco, tutti nomi leggendari del rock americano e non; da Lou Reed a Stevie Wonder da Eric Clapton a George Harrison ad altri ancora. 

Nel giugno 1997 è improvvisamente ricoverato in ospedale per una rara infezione cardiaca. Dopo le apprensioni iniziali (dovute anche allo stillicidio di notizie attendibili riguardanti le sue reali condizioni di salute), nel giro di poche settimane vengono annunciati per settembre la ripresa dell'attività concertistica e, finalmente, la pubblicazione (più volte rimandata) di un nuovo album di canzoni originali in studio. Poco dopo, quasi completamente riabilitato, prende parte ad uno storico concerto per Giovanni Paolo II in cui si esibisce di fronte al pontefice. Nessuno avrebbe mai detto di poter vedere una scena simile. Il menestrello però, alla fine della sua esibizione, si toglie la chitarra, si dirige verso il pontefice, e togliendosi il cappello, gli prende le mani ed effettua un breve inchino. Un gesto davvero inatteso da parte di chi, per dirla con le parole di Allen Ginsberg (riportate da Fernanda Pivano, la grande americanista amica dei Beats): "[Dylan]...rappresenta la nuova generazione, quello è il nuovo poeta; [Ginsberg] mi chiedeva se mi rendevo conto di quale mezzo formidabile di diffusione disponesse adesso il messaggio grazie a Dylan. Ora, mi diceva, attraverso quei dischi non censurabili, attraverso i jukeboxes e la radio, milioni di persone avrebbero ascoltato la protesta che l'establishment aveva soffocato fino allora col pretesto della "moralità" e della censura". 

Nell'aprile del 2008 i prestigiosi premi Pulitzer per il giornalismo e le arti hanno insignito Bob Dylan, quale cantautore più influente dell'ultimo mezzo secolo, di un riconoscimento alla carriera.